Il dopo COVID-19 per la sanità in Ticino

Che lezione di umiltà da una “neanche bestiolina” chiamata SARS-cov-2! Teniamone conto fra poco quando si riparlerà di pianificazione ospedaliera e anche della nostra iniziativa tutt’ora sul tavolo del Cds

di Prof. Dr. Sebastiano Martinoli, primo firmatario Iniziativa per cure mediche e ospedaliere di prossimità e di Tiziana Mona Presidente Associazione per gli Ospedali di valle.
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Più che scontato che la pandemia ci ha abbia fatto pensare, temere, sperare nel sistema sanitario e che già ora ci possa far riflettere ed evocare scenari possibili per il futuro. Nella sua analisi di alcuni giorni fa Roberto Antonini, scrive del Covid-19 e del sisma conseguente che ha mostrato tutte le insufficienze strutturali del sistema sanitario a livello mondiale. Per giungere a constatare che uno dei problemi evidenziatosi nel nostro paese è quello della scarsità di personale sanitario formato qui da noi (e a nostre spese) e ad importarlo a costo zero. Quale Associazione per gli ospedali di valle con la nostra Iniziativa per cure mediche e ospedaliere di prossimità lanciata con successo nel 2017 già toccavamo proprio uno di questi temi, in particolare la formazione dei medici di famiglia. Più di 14’000 firme raccolte per chiedere: cure di base eque su tutto il territorio cantonale, la promozione della medicina di famiglia e la formazione di medici di famiglia, segnatamente negli ospedali di zona (o situati nelle regioni considerate discoste), la creazione in questi ospedali in centri di competenza nell’ambito delle cure stazionarie e ambulatoriali, della geriatria, delle cure palliative e della riabilitazione. L’iniziativa con il suo approccio propositivo partiva dalla considerazione che era/è necessaria una definizione della politica sanitaria cantonale che tenga conto dei bisogni di tutta la popolazione indipendentemente dal luogo di residenza e che si stacchi dall’imperativo della centralizzazione ad oltranza. Se al momento del lancio dell’iniziativa non abbiamo incluso anche la proposta di promuovere la formazione di infermieri e infermiere è perché ne era già stata inoltrata poco prima una federale in merito (sarà in discussione in Parlamento in autunno è c’è da sperare che dopo la dimostrazione di abnegazione data durante la crisi al personale sanitario non vengano riservati solo applausi). D’altro canto le esperienze fatte durante i mesi dominati dal Covid19 ci dimostrano che la nostra idea di ospedali periferici indispensabili in un sistema equo ed efficace contenuta nella formulazione “cure mediche di prossimità” torna d’attualità. L’EOC si è salvato nella crisi Covid-19 perché ha potuto operare con la sua struttura multi-sito e non si è trasformato nel “super ospedale cantonale” centralizzato voluto alcuni anni fa. Per esempio l’Ospedale di Faido nella fase epidemiologica più attiva con la sua riserva di posti letto e personale (che pochi anni fa si volevano tagliare completamente) ha permesso ai reparti dei due ospedali Covid-19, la Carità di Locarno e la Clinica Moncucco di respirare. Infatti tutto l’ospedale di Faido era stato definito di livello 3-4 per pazienti Covid-19 positivi, quindi pazienti in fase sub-acuta da malattia da coronavirus. Ora si sta tornando all’organizzazione di prima con riabilitazione e medicina di base e da parte nostra, che da sempre ci battiamo per il suo mantenimento, possiamo contare sulla positiva esperienza fatta in un momento di estrema e forse eccezionale gravità ma che, nessuno ci può garantire, non potrebbe ripresentarsi. Per affrontare il Covid-19 abbiamo visto cardiologi, reumatologi, chirurghi, specialisti vari e geriatri tutti a doversi riconvertire e ad operare come internisti generali e infettivologi a curare i pazienti. Un bel ripasso di medicina interna generale ! La medicina spinta nell’estrema specializzazione non salva vite. L’epidemia ha aiutato a capire che si devono avere strutture multiple, flessibili, polivalenti e rapidamente ri-convertibili nella loro funzione (che sia acuta, riabilitativa o palliativa). Vale anche per i medici e gli infermieri (anestesisti che sono andati in cure intense, ecc.). Non c’è spazio per un enorme, unico, mastodontico, super-specialistico, esclusivo ospedale cantonale (per di più carissimo). Gli economisti dicono che oltre i 400 letti le strutture ospedaliere anche senza pazienti (sic) lavorano al 100%! (ripiegate su sé stesse con un sacco di servizi, prestazioni, analisi inutili e costosi). La medicina deve essere a largo spettro e di prossimità, manteniamo quindi anche i piccoli ospedali decentrati. Lo stesso vale per la formazione di operatori e operatrici sanitari per delle cure di prossimità.
Abbiamo avuto una lezione di umiltà da una “neanche bestiolina” chiamata SARS-cov-2 . Sarà indispensabile che se ne tenga conto fra poco quando si riparlerà di pianificazione ospedaliera e anche della nostra iniziativa tutt’ora sul tavolo del Consiglio di Stato.

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Pianificazione ospedaliera fuori legge

Care amiche, Cari amici degli ospedali di valle,
qui sotto trovate il nostro comunicato nel quale prendiamo posizione su quello che si può ben considerare lo scandalo della Pianificazione ospedaliera. A Bellinzona già da fine 2016  si sapeva che vari elementi della PO, votata a fine 2015, non sono conformi al diritto federale e quindi illegali. Ciononostante si è continuato nella sua applicazione che è andata soprattutto a detrimento degli ospedali di Acquarossa e di Faido. A far saltare il coperchio della pignatta è stata una decisione del TAF – Tribunale Amministrativo Federale del 25 febbraio 2019.

Ora si potrà forse ripartire tenendo conto anche della nostra Iniziativa per cure mediche e ospedaliere di prossimità. Un dibattito politico che si farà in Gran Consiglio, sarà quindi importante che lì ci siano persone che sappiano difendere gli ospedali di valle e la medicina di prossimità. Nella legislatura che sta per terminare si sono battuti a Bellinzona i nostri membri di comitato Franco Celio, Gina La Mantia e Matteo Pronzini, che qui  ringraziamo per tutto quello che hanno fatto e che speriamo continueranno a fare per la nostra battaglia. Franco, e ce ne dispiace molto, non si ricandida ma ci auguriamo che Gina La Mantia (Lista PS) e Matteo Pronzini (Lista MPS) vengano rieletti brillantemente.

Grazie per il vostro contributo.

Tiziana Mona
(presidente)

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COMUNICATO dell’ Associazione per gli ospedali di valle

Pianificazione ospedaliera fuori legge

 

Una vera opportunità perché tutto è da rifare

L’Associazione per gli ospedali di valle ritiene che la Pianificazione ospedaliera votata dal Gran Consiglio nel 2015 ha ricevuto il colpo di grazia con due decisioni del TAF Tribunale Amministrativo Federale. Ora si deve ripartire di nuovo, una vera opportunità per una Pianificazione ospedaliera al servizio di tutti, di qualità e di prossimità. Ci siamo sempre battuti contro questa PO, formulata dal Gran Consiglio dopo una gestazione a dir poco laboriosa con dibattiti interminabili durati più di due anni, che penalizza i nostri ospedali di valle, proponendo il loro ridimensionamento (se non una chiusura) e aprire ancora di più le porte alla sanità privata.
Siamo stati in prima fila nel referendum vinto nel giugno del 2016 contro la modifica della Legge sull’EOC. Quando il DSS ha fatto come se niente fosse accaduto e non ha capito il segnale giunto dalla popolazione, abbiamo lanciato con successo (quasi 15’000 firme) l’Iniziativa per cure mediche e ospedaliere di prossimità, per salvare i nostri ospedali. Quanto DSS e EOC stavano facendo con l’infelice Pianificazione è stato unicamente il ridimensionamento dell’Ospedale di Bellinzona e valli, in particolare ad Acquarossa e a Faido. Da Acquarossa è stata tolta la geriatria che era uno dei vanti dell’istituto, a Faido è stato decapitato il reparto di medicina acuta con la drastica riduzione dei posti letti e la scomparsa del primario a tempo pieno. Ad Acquarossa sono giunti i nuovi letti AMI, un reparto per pazienti che necessitano di cure mediche acute di minore intensità. Una proposta interessante e apprezzata ma messa in vigore con un vero pasticciaccio. Il TAF nella sua sentenza del 25 febbraio 2019, esprimendosi sui ricorsi di due cliniche private in materia di assegnazione dei mandati, afferma “… è chiaro che la forma ibrida che costituiscono i reparti acuti di minor intensità come prevista dalla legislazione cantonale viola il diritto federale.” Quindi reparti fuori legge ed ora a rischio. Si dovrà fare il possibile per salvarli trovando le soluzioni pianificatori e di finanziamento corrette. Cosa che non ha fatto il DSS pur già sapendo del problema dalla fine del 2016. Sempre nella sentenza del 25.2.1019 il TAF dichiara infatti che l’UFAS – Ufficio federale delle assicurazioni sociali già in data 7 novembre 2016 affermava che “in sostanza la pianificazione effettuata dal Canton Ticino non è conforme al diritto federale”.
Noi diciamo basta tergiversare e menar il can per l’aia. Gli ospedali di Acquarossa e di Faido devono ritornare ad essere dei VERI OSPEDALI PER LE CURE DI MEDICINA DI BASE NELL’AMBITO ACUTO: Ospedali ben organizzati, sostenuti nell’ambito della medicina interna generale da tutti i supporti tecnici e dai servizi specialistici necessari, Pronto soccorso 24h su 24h, 7 giorni su 7, cure ambulatoriali, presenza regolare di specialisti. Fondamentale inoltre che ci sia una massa critica di pazienti (letti di medicina acuta) affinché gli ospedali possano fungere da polo formativo per assistenti che in futuro saranno i tanto necessari medici di base.

È quanto chiediamo con la nostra Iniziativa per cure mediche e ospedaliere di prossimità che dal giugno del 2017 giace in qualche cassetto a Bellinzona. Ci attendiamo dai neo eletti in Consiglio di Stato e Gran Consiglio che affrontino immediatamente la procedura per un nuovo processo di Pianificazione e affinché il popolo possa rapidamente votare sia sulla nostra sia su quella Per la qualità e la sicurezza delle cure ospedaliere. Due proposte concrete per migliorare la sanità ticinese al servizio dei cittadini e delle cittadine di tutto il Cantone.

Associazione per gli ospedali di valle

Tiziana Mona
Presidente

13 marzo 2019

Sentenza del Tribunale Amministrativo Federale sulla Pianificazione Ospedaliera: una bocciatura senza appello del Consiglio di Stato e del Gran Consiglio!

10 marzo 2019

INTERPELLANZA di Matteo Pronzini (MPS)

La lettura della sentenza del TAF dello scorso 25 febbraio 2019 boccia senza possibilità d’appello l’intervento politico in ambito ospedaliero da parte del CdS. Una bocciatura che va aldilà della pianificazione ospedaliera abbracciando anche la passività e l’assenza dei controlli sui criteri di qualità in ambito sanitario.

E’ opportuno ricordare che l’MPS, a partire dal 5 giugno 2016, data in cui la popolazione ticinese ha bocciato in votazione popolare la revisione della LEOC, ha ripetutamente affermato che la pianificazione ospedaliera era da considerare morta e bisognava riaprire il dibattito rispettando la volontà popolare. Nella nostra mozione del 6 giugno 2016 “Riaprire il dibattito e rinnovare la direzione dell’EOC” affermavamo:

I risultati delle votazioni popolari in materia ospedaliera del 5 giugno 2016 mostrano senza ombra di dubbio che la popolazione ticinese non condivide, nella sua maggioranza, gli orientamenti approvati da Governo e Parlamento in materia di pianificazione. E’ infatti evidente che il dibattito che ha portato al netto NO alla revisione della LEOC e l’eccellente risultato dell’iniziativa popolare “Giù le mani dagli ospedali” sono una sconfessione della pianificazione ospedaliera.

Infatti i temi emersi nel corso del dibattito (mandati comuni con i privati, costituzione di SA, soppressione di reparti negli ospedali pubblici, indebolimento delle strutture sanitarie di Bellinzona e delle Valli, accorpamento di reparti, ecc.) sono tutti intimamente legali alla pianificazione ospedaliera. Con il voto del 5 giugno la popolazione ha chiaramente preso posizione su questi temi e il voto non può essere interpretato diversamente.” Estratto della mozione MPS del 6 giugno 2016

Lo scorso 17 settembre 2018, come da copione, questa nostra mozione è stata respinta dal Gran Consiglio sulla base di un rapporto della commissione speciale sanitaria nel quale si poteva leggere:

Preliminarmente la Commissione Sanitaria ribadisce l’errata impostazione della mozione poiché la votazione sulla LEOC non riguardava la pianificazione ospedaliera. Asserirlo risulta totalmente fuorviante, pretestuoso e tendenzioso. Averlo affermato durante la fase antecedente la votazione ei ribadirlo ora non fa altro che contribuire alla confusione.” Rapporto del 14 giugno 2018

Alla luce del contenuto della sentenza del TAF queste pompose affermazioni fatte proprie dal Gran Consiglio risultano penose e ridicole e significative dell’incompetenza di questo Gran Consiglio sempre pronto a difendere incondizionatamente e senza nessun pudore le scelte del Consiglio di Stato:

La proposta di modifica del 15 dicembre 2015 della legge sull’EOC … è stata respinta in votazione popolare il 5 giugno 2016… Anche da questo profilo, si impone una nuova pianificazione cantonale…” Estratto della sentenza del TAF del 25 febbraio 2019.

Dunque, ancora una volta, l’MPS aveva visto giusto!

La sentenza del TAF contiene anche altri interessanti spunti di riflessione. Spunti che si collegano a tematiche ospedaliere al centro del dibattito politico (con risvolti anche giudiziari) di questi ultimi anni.

Ci riferiamo, ad esempio, alla nostra denuncia verso le negligenze del medico cantonale sulla qualità delle cure in particolare sull’assenza delle norme di controllo presso il Sant’Anna. Denunce sfociate in diversi atti parlamentari nei quali il CdS ha sempre, a priori, difeso le negligenze del medico cantonale. Nella sua sentenza il TAF a questo proposito scrive quanto segue:

UFAS ha rilevato nella sua presa di posizione che una pianificazione basata sulla qualità deve confrontare gli istituti e scegliere di inserire nell’elenco ospedaliero solo quelle che garantiscono la miglior qualità. Secondo la documentazione agli atti, l’autorità inferiore non ha però applicato in modo corretto il criterio della qualità nella scelta degli ospedali (v. la presa di posizione dell’UFAS del 7 novembre 2016… l’autorità cantonale, al di là dell’allegata presa in considerazione degli indicatore di qualità dell’ANQ – i cui dati per singolo ospedale non risultano però agli atti- ha attribuito i mandati di prestazione agli ospedali senza aver verificato se gli stessi adempivano, o meno, i richiesti requisiti del modello di Zurigo. Il modello di Zurigo prevede altresì che un istituto debba rispettare tutti i requisiti prima che gli sia attribuito il mandato, come indicato dallo stesso Dipartimento della sanità e della socialità sia nello scritto del 4 aprile 2013, sia nell’ambito della seduta del Gran Consiglio del 15 dicembre 2015, di modo che non appare comprensibile assegnare agli ospedali i mandati di Zurigo stesso, requisiti che hanno costituto la base delle candidature ma soprattutto senza aver comunque effettuato un concreto e dettaglio confronto della qualità dei singoli istituti basato su criteri fondati e trasparenti. … l’assenza del necessario e possibile esame della qualità delle prestazioni conforme al diritto federale… impone un rinvio degli atti di causa all’autorità inferiore… “

Durante tutta la discussione parlamentare sulla pianificazione ospedaliera il Consiglio di Stato ha fatto proprio e difeso all’inverosimile, solo contro tutti, la posizione delle casse malati secondo cui i famosi reparti AMI dovevano essere parificati alle case di cure (case anziani) e non agli istituti somatico-acuti. In termini tecnici capoverso 3 (case di cure) e non capoverso 1 (istituti somatici-acuti) dell’articolo 39 della LaMal.

Questa intransigenza del CdS nel voler considerare i reparti AMI come delle case anziani si spinse oltre il buon senso. A poche ore dal dibattito parlamentare il direttore della divisione salute del DSS, Paolo Bianchi “passò” a tre deputati, il leghista Michele Foletti, il liberale Nicola Pini ed il pipidino Lorenzo Jelmini un emendamento sul tema. Anche grazie al voltafaccia del gruppo leghista, incitato da Paolo Sanvido che poche settimane prima era stato nominato nel consiglio d’amministrazione dell’EOC, e dall’astensione del relatore di maggioranza il liberale Bixio Caprara, il Parlamento si piego alla volontà del Consiglio di Stato.

Un brutto pasticcio causato da un mix di incompetenza, subordinazione alle casse malati, arroganza che il TAF nella sua sentenza così definisce: “questo Tribunale ritiene, come rilevato dall’UFAS che l’autorità cantonale incorre in un amalgama, per quanto attiene alla determinazione del fabbisogno dei reparti acuti a minor intensità (ma anche dal profilo della fatturazione), di elementi relativi agli istituti somatico-acuti con questi della case di cura… è chiaro che la forma ibrida che costituiscono i reparti acuti di minor intensità come prevista dalla legislazione cantonale viola il diritto federale.

Come indicato in entrata la pianificazione ospedaliera votata dalla Gran Consiglio in data 12 dicembre 2015 è da considerare morta e sepolta. Uccisa e sepolta due volte: dal responso popolare e dalla sentenza del TAF.

Il Gran Consiglio deve far ammenda e ammettere che respingere le due mozioni presentate dall’MPS in data 6 giugno e 22 giugno 2016 è stato un errore.

Nel frattempo con la presente interpellanza chiedo al CdS:

  1. Per quale ragione nel suo comunicato stampa del 1° marzo 2019 il DSS ha nascosto le motivazioni per cui il TAF ha accolto il ricorso della Clinica Luganese di Moncucco?
  2. Ritiene normale che la popolazione ticinese abbia dovuto apprendere da un servizio di Teleticino che il TAF ha considerato illegali gli attuali reparti AMI (art. 39.3 LaMal)?
  3. Nella sua sentenza il TAF dichiara che l’UFAS già in data 7 novembre 2016 affermava che “in sostanza la pianificazione effettuata dal Canton Ticino non è conforme al diritto federale”. Per quale ragione il CdS non ha informato il Gran Consiglio di tale situazione?
  4. La rinuncia ad allestire un messaggio sulle due mozioni MPS del 5 e 22 giugno 2016 è da ricondurre al fatto che il CdS voleva nascondere al Parlamento le conclusioni a cui era giunto l’UFAS con il suo scritto del 6 novembre 2016?
  5. Alla luce delle considerazioni del TAF sulle negligenze dell’Ufficio del Medico Cantonale in materia di controllo sulla qualità delle cure il CdS ha qualcosa da rimproverarsi sull’errore medico del Sant’Anna?
  6. Alla luce delle conclusioni del TAF sui reparti AMI il CdS ammette che fu un grave errore:
  7. far propria la posizione delle casse malati (articolo 39.3 LaMal e non articolo 39.1)?
  8. “passare” al trio d’apprendisti stregoni Foletti-Pini-Jelmini l’infausto emendamento?

 

  1. Concorda sulla necessità che presso gli ospedali di Acquarossa e Faido si ritorni alla situazione precedente il 2015 e si consideri la totalità dei letti come acuti e geriatrici?
  2. Concorda sulla necessità che l’Ospedale di Castelrotto possa nuovamente essere reinserito, come Acquarossa e Faido, nell’elenco degli istituti somatici acuti con il mandato Pacchetto base per la medicina interna?
  3. Concorda sul fatto che con effetto immediato nei reparti AMI si debba sospendere la fatturazione dei 30 franchi a carico dei pazienti?

 

Per MPS, Matteo Pronzini 10 marzo 2019

PIANIFICAZIONE OSPEDALIERA, QUO VADIS?

Ambrì, 8 marzo 2019

INTERPELLANZA urgente di Franco Celio

Premessa 1

Il sottoscritto deputato, pur conscio del fatto che un’interpellanza non può, formalmente, essere definita “urgente”, ha l’immodestia di credere che le comande oggetto del presente atto parlamentare rivestano effettivamente carattere di urgenza. Si permette pertanto di auspicare una risposta il più rapida possibile; se nulla osta già nel corso della sessione parlamentare di settimana prossima, tanto più che l’inevitabile rallentamento dell’attività legislativa, conseguente alle elezioni del prossimo aprile, farà sì che la stessa potrebbe ottenere risposta non prima della sessione di giugno (quando peraltro il sottoscritto non sarà più membro del Legislativo, per cui l’atto parlamentare in oggetto sarà considerato decaduto).

Premessa 2

Negli scorsi giorni i mezzi d’informazione hanno reso noto che il Tribunale amministrativo federale avrebbe accolto i ricorsi contro la Pianificazione ospedaliera cantonale presentati da due cliniche private, per cui l’attribuzione dei mandati andrebbe riveduta. Oggi si è poi saputo che nella medesima sentenza (o con atto separato, poco importa), lo stesso Tribunale avrebbe pure dichiarato “fuori legge” anche i cosiddetti “letti AMI” (“acuti di minore intensità”) introdotti nella Pianificazione stessa.

Domande

Di fronte a queste informazioni, il cittadino si chiede:
1. Corrispondono al vero?
2. Se sì, in che modo il Cantone intende reagire?
3. Per quanto concerne i “letti AMI”, come si reagirà? Gli ospedali cui sono stati attribuiti ne saranno privati? Entro quando?

Ringrazio per la comprensione e porgo i migliori saluti,

Franco Celio

Faido: giornata delle porte aperte all’ospedale

Sabato 6 ottobre 2018 a partire dalle 10.00.

Cara amica, Caro amico del nostro ospedale, la giornata delle porte aperte di sabato prossimo 6 ottobre a partire dalle 10.00 è davvero un’occasione da non mancare per manifestare il sostegno di tutta la valle, affinché l’Ospedale di Faido torni ad essere il punto centrale delle cure sanitarie alla popolazione leventinese e non solo.

Noi come Associazione per gli ospedali di valle abbiamo fatto pervenire al DSS e all’EOC settimana scorsa una serie di richieste, ponderate e discusse, che riteniamo atte a raggiungere questo obbiettivo (v. allegato Lettera DSS EOC (1)). La popolazione della Leventina ma anche di Blenio e della Riviera ha firmato massicciamente l’iniziativa per cure mediche e ospedaliere di prossimità che chiede il mantenimento di una medica acuta di qualità nelle valli: questi ospedali sono infatti vicini ai pazienti e alle loro famiglie, sono affidabili e anche meno cari. L’iniziativa con oltre 14’000 firme è stata depositata nel giugno dello scorso anno  di un anno, è tempo che le  giuste rivendicazioni vengano concretizzate e per questo abbiamo chiesto agli enti preposti DSS e EOC e alla politica di guardare al futuro con una visione nella quale centralizzazione e prossimità si completano. L’ospedale di Faido dovrà essere potenziato diventando un centro sociosanitario omnicomprensivo di qualità, la struttura portante della medicina di prossimità accanto e in collaborazione con tutti gli attori del settore: medici, 3Valli-soccorso, case anziani, aiuto domiciliare e pasti a domicilio, dialisi, pro senectute e altre organizzazioni settoriali.

Rilevante inoltre il ruolo di centro di formazione per giovani assistenti e la presenza regolare e/o consulenza di specialisti della casa madre, l’Ospedale di Bellinzona. Solo se riusciremo a trasmettere che in Leventina c’è un vero, profondo legame con il nosocomio, avremo le premesse per un suo rilancio in quanto vero ospedale e non solo come clinica di riabilitazione.

Grazie e a sabato.

Associazione per gli ospedali di valle
Tiziana Mona
(Presidente)

 

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Le novità all’Ospedale di Acquarossa

Di Tiziana Mona, presidente all’Associazione per gli ospedali di valle

Con il nuovo anno, all’ospedale di Acquarossa ci saranno 30 letti nel nuovo Reparto Acuto di Minore Intensità (RAMI), un approccio innovativo che siamo perfino i primi a sperimentare in Ticino.
L’EOC ha applicato quanto votato in Gran Consiglio sulla Pianificazione Ospedaliera Cantonale, ma la creazione dei posti RAMI può essere vista anche come una compensazione a quanto sarà tolto: la geriatria.

Il modello RAMI prevede delle spese a carico del paziente: un contributo di Fr 30.- al giorno per al massimo 600 franchi all’anno e il pagamento dei trasporti. Una pillola un po’ amarognola ma che fa parte della nuova politica che cerca di arginare gli eccessivi costi della salute. Il Cantone tenta di ridurre il numero dei ricoveri “inappropriati”, cambiando disposizioni sia a riguardo dei reparti sia a riguardo delle categorie.

I letti RAMI ci hanno fatto perdere il reparto di geriatria, il quale verrà organizzato a Locarno. Peccato! Peccato per le certificate competenze acquisite in questo settore dal nostro ospedale, che a nostro parere si dovevano meglio valorizzare, e peccato soprattutto per i parenti dei pazienti anziani, che dovranno sobbarcarsi una trasferta impegnativa, lunga e mal servita dai trasporti pubblici. Ci resta comunque un anno di transizione, perché la logistica alla Carità di Locarno non è ancora in grado di aprire il nuovo reparto di geriatria complessa.

La creazione dei 30 letti RAMI permette di assicurare la continuità dell’ospedale vero e proprio con la presenza di un primario, un caposervizio, cinque medici assistenti che possono proseguire la loro formazione e la garanzia delle visite di medici specialisti. Inoltre, viene confermato il Pronto soccorso aperto 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Abbiamo poi appreso che il servizio di chirurgia dell’Ospedale San Giovanni ha istituito una nuova consultazione ambulatoriale una volta ogni due settimane presso l’Ospedale di Acquarossa, che nel passato (recente) non era presente. Avremo una nuova struttura, che verrà costruita su un terreno della Fondazione La Quercia. Tutto questo non è poco, se pensiamo che un po’ di tempo fa si poteva temere la chiusura tout-court dell’ospedale…

Per quanto concerne l’Ospedale di Acquarossa, alcuni degli obiettivi dell’Iniziativa per cure mediche e ospedaliere di prossimità sono in via di realizzazione e l’Associazione per gli ospedali di valle si può dichiarare abbastanza soddisfatta.
Ci sono invece grosse preoccupazioni per quello di Faido, che in seguito alla riduzione dei posti letti di medicina non riesce a soddisfare le necessità di ricovero dei pazienti della Leventina.

Prossimamente, uniti ai Municipi di tutta la Leventina, intendiamo presentare delle rivendicazioni affinché l’Ospedale di Faido resti un vero ospedale e non diventi unicamente un centro di riabilitazione. Chiediamo all’EOC la creazione di un certo numero di posti RAMI (eventualmente 10/15) anche a Faido e chiediamo di valutare soluzioni che permettano una certa permeabilità tra il reparto di medicina e quello di riabilitazione che, per quanto ci è dato di sapere, oggi lavorano a “compartimenti stagni”.
I compiti per la nostra associazione, come potete immaginare, continuano ad essere numerosi.

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La sala raggi dell’ospedale di Acquarossa

IL municipio di Prato Leventina scrive a DSS e EOC

Nel corso del mese di novembre il municipio di Faido in seguito alla riduzione dei posti letti di medicina all’Ospedale distrettuale ha inviato una lettera al DSS e all’EOC. Di seguito i comuni della Leventina si sono uniti alla protesta con lettere analoghe a questa che pubblichiamo di Prato Leventina. L’EOC ha risposto a queste critiche e sollecitazioni con una lunga lettera di 8 pagine. Il municipio di Faido ha chiesto di discuterne con rappresentanti dell’ente. L’incontro con l’EOC avverrà prossimamente e vi parteciperanno rappresentanti dei Comuni leventinesi e dell’Associazione per gli ospedali di valle.

La lettera del municipio di Prato Leventina a DSS e EOC

Lettera DSS