ASSOCIAZIONE PER GLI OSPEDALI DI VALLE

Lettera ai soci

Cari soci e care socie

Avremmo desiderato convocare, a norma di Statuto, entro la fine del corrente mese di novembre la nostra Assemblea annuale. Come sapete, le disposizioni contro il diffondersi del coronavirus impediscono le riunioni pubbliche alle quali siano presenti più di 15 persone. Siccome come già accaduto nel passato, e auspicabile che lo sia ancora, alla nostra assemblea annuale partecipano più di quindici persone, siamo purtroppo costretti ad annullare questo nostro incontro annuale.

Speriamo pertanto di sopperire con questo rapporto scritto, che intende illustrare per sommi capi la nostra attività durante gli scorsi 12 mesi, naturalmente con l’avvertenza che la stessa è stata in larga misura impedita dal dilagare della pandemia….e infatti: Lo scorso 26 marzo avevamo in agenda un incontro promosso dal DSS con i vertici dell’EOC per discutere della situazione a Faido e ad Acquarossa. ANNULLATA. Dopo i mesi del confinamento e della crisi sanitaria su La Regione il 19 maggio è stato pubblicato un nostro testo a firma di Sebastiano Martinoli e di Tiziana Mona, che ha suscitato parecchie reazioni positive (allegato). Trascorso l’estate a metà settembre abbiamo sollecitato il DSS per un nuovo incontro dopo che Il 26 agosto il Consiglio di Stato aveva licenziato il messaggio relativo all’iniziativa popolare legislativa elaborata del 27 marzo 2017 “Per la qualità e la sicurezza delle cure ospedaliere”, messaggio con il quale intende dar seguito a quanto richiesto dai promotori con i quali ha avuto diversi incontri. Nella lettera del 19 settembre al DSS abbiamo constatato, che nessun incontro si è invece svolto per discutere della nostra Iniziativa per cure mediche e ospedaliere di prossimità consegnata con quasi 15’000 firme pochi giorni prima di quella sulla “Qualità”. Questa nostra richiesta è decisamente caduta in tempi poco propizi visto il rapido aumento nelle settimane seguenti dei contagi e il riacutizzarsi della crisi sanitaria. A tutt’oggi non abbiamo ricevuto risposta alla nostra richiesta. E’ nostra intenzione far presente prima della fine dell’anno la necessità di un incontro e far valere il peso della nostra iniziativa sia per quanto concerne gli ospedali regionali sia per la promozione della medicina di famiglia o il contesto più ampio della nuova pianificazione ospedaliera.

Evidentemente, il fatto di essere stati costretti, di fatto, a sospendere la nostra attività, ha avuto se vogliamo, un unico risvolto positivo, nel senso di permetterci di risparmiare spese altrimenti inevitabili.

Fine agosto ci ha lasciato il nostro caro amico e generose sostenitore, l’indimenticabile Bruno Grassi, a Franca e a Devi la rinnovata espressione del nostro cordoglio.

Auguriamo a tutti e tutte tempi sereni, esprimendo la speranza di rivederci il prossimo anno per una assemblea formale.

Tiziana Mona

Presidente

26 novembre 2020       

Faido - Ente Ospedaliero Cantonale

Il dopo COVID-19 per la sanità in Ticino

Che lezione di umiltà da una “neanche bestiolina” chiamata SARS-cov-2! Teniamone conto fra poco quando si riparlerà di pianificazione ospedaliera e anche della nostra iniziativa tutt’ora sul tavolo del Cds

di Prof. Dr. Sebastiano Martinoli, primo firmatario Iniziativa per cure mediche e ospedaliere di prossimità e di Tiziana Mona Presidente Associazione per gli Ospedali di valle.
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Più che scontato che la pandemia ci ha abbia fatto pensare, temere, sperare nel sistema sanitario e che già ora ci possa far riflettere ed evocare scenari possibili per il futuro. Nella sua analisi di alcuni giorni fa Roberto Antonini, scrive del Covid-19 e del sisma conseguente che ha mostrato tutte le insufficienze strutturali del sistema sanitario a livello mondiale. Per giungere a constatare che uno dei problemi evidenziatosi nel nostro paese è quello della scarsità di personale sanitario formato qui da noi (e a nostre spese) e ad importarlo a costo zero. Quale Associazione per gli ospedali di valle con la nostra Iniziativa per cure mediche e ospedaliere di prossimità lanciata con successo nel 2017 già toccavamo proprio uno di questi temi, in particolare la formazione dei medici di famiglia. Più di 14’000 firme raccolte per chiedere: cure di base eque su tutto il territorio cantonale, la promozione della medicina di famiglia e la formazione di medici di famiglia, segnatamente negli ospedali di zona (o situati nelle regioni considerate discoste), la creazione in questi ospedali in centri di competenza nell’ambito delle cure stazionarie e ambulatoriali, della geriatria, delle cure palliative e della riabilitazione. L’iniziativa con il suo approccio propositivo partiva dalla considerazione che era/è necessaria una definizione della politica sanitaria cantonale che tenga conto dei bisogni di tutta la popolazione indipendentemente dal luogo di residenza e che si stacchi dall’imperativo della centralizzazione ad oltranza. Se al momento del lancio dell’iniziativa non abbiamo incluso anche la proposta di promuovere la formazione di infermieri e infermiere è perché ne era già stata inoltrata poco prima una federale in merito (sarà in discussione in Parlamento in autunno è c’è da sperare che dopo la dimostrazione di abnegazione data durante la crisi al personale sanitario non vengano riservati solo applausi). D’altro canto le esperienze fatte durante i mesi dominati dal Covid19 ci dimostrano che la nostra idea di ospedali periferici indispensabili in un sistema equo ed efficace contenuta nella formulazione “cure mediche di prossimità” torna d’attualità. L’EOC si è salvato nella crisi Covid-19 perché ha potuto operare con la sua struttura multi-sito e non si è trasformato nel “super ospedale cantonale” centralizzato voluto alcuni anni fa. Per esempio l’Ospedale di Faido nella fase epidemiologica più attiva con la sua riserva di posti letto e personale (che pochi anni fa si volevano tagliare completamente) ha permesso ai reparti dei due ospedali Covid-19, la Carità di Locarno e la Clinica Moncucco di respirare. Infatti tutto l’ospedale di Faido era stato definito di livello 3-4 per pazienti Covid-19 positivi, quindi pazienti in fase sub-acuta da malattia da coronavirus. Ora si sta tornando all’organizzazione di prima con riabilitazione e medicina di base e da parte nostra, che da sempre ci battiamo per il suo mantenimento, possiamo contare sulla positiva esperienza fatta in un momento di estrema e forse eccezionale gravità ma che, nessuno ci può garantire, non potrebbe ripresentarsi. Per affrontare il Covid-19 abbiamo visto cardiologi, reumatologi, chirurghi, specialisti vari e geriatri tutti a doversi riconvertire e ad operare come internisti generali e infettivologi a curare i pazienti. Un bel ripasso di medicina interna generale ! La medicina spinta nell’estrema specializzazione non salva vite. L’epidemia ha aiutato a capire che si devono avere strutture multiple, flessibili, polivalenti e rapidamente ri-convertibili nella loro funzione (che sia acuta, riabilitativa o palliativa). Vale anche per i medici e gli infermieri (anestesisti che sono andati in cure intense, ecc.). Non c’è spazio per un enorme, unico, mastodontico, super-specialistico, esclusivo ospedale cantonale (per di più carissimo). Gli economisti dicono che oltre i 400 letti le strutture ospedaliere anche senza pazienti (sic) lavorano al 100%! (ripiegate su sé stesse con un sacco di servizi, prestazioni, analisi inutili e costosi). La medicina deve essere a largo spettro e di prossimità, manteniamo quindi anche i piccoli ospedali decentrati. Lo stesso vale per la formazione di operatori e operatrici sanitari per delle cure di prossimità.
Abbiamo avuto una lezione di umiltà da una “neanche bestiolina” chiamata SARS-cov-2 . Sarà indispensabile che se ne tenga conto fra poco quando si riparlerà di pianificazione ospedaliera e anche della nostra iniziativa tutt’ora sul tavolo del Consiglio di Stato.

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Un applauso al personale sanitario…e qualche fischio a chi ha lavorato per smantellare le strutture sanitarie

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Cari amici , care amiche degli ospdali di valle,
si scrivono, si dicono, si leggono, si sentono tante cose nel quadro della grave situazione creata del Coronavirus. Ci guardiamo bene dal voler inserirci in questa valanga di informazioni, non ne abbiamo certamente la competenza. Ci sembra però interessante pubblicare un commento tratto dal bollettino quotidiano redatto con molta perizia dal MPS, perché tocca direttamente il nostro campo di interessi e di attività.
Auguro a tutte e tutti di trascorrere giornate tranquille, rispettando le consegne di “restare a casa” , e mando un messaggio di sostegno e un grande grazie a tutte le persone che lavorano sul fronte sanitario.

Tiziana Mona
Presidente Ass.per gli ospedali di valle

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Un applauso al personale sanitario… e qualche fischio a chi ha lavorato per smantellare le strutture sanitarie

Abbiamo condiviso l’applauso per il personale sanitario che in queste settimana sta facendo veri e propri miracoli. Li abbiamo applauditi e continueremo a farlo.
Ma, di loro e delle condizioni nelle quali lavorano, dobbiamo ricordarcene sempre, non solo quando abbiamo bisogno di loro.
Ed è proprio quello che questo governo e la maggioranza politica che lo sostiene non hanno fatto negli ultimi anni.
Non lo hanno fatto quando, sistematicamente, hanno lavorato per limitare la massimo gli effettivi nelle strutture sanitarie, spingendo la gente a trovare soluzioni individuali di fronte ad uno stress sempre maggiore (infatti sono molti i dipendenti del settore che scelgono di lavorare a tempo parziale).
Non lo hanno fatto quando hanno praticato una politica sistematica di smantellamento delle strutture sanitarie. Negli ultimi anni abbiamo vissuto, a più riprese, votazioni e dibattiti perché il governo e i suoi hanno avanzato proposte e progetti di riorganizzazione, ristrutturazione e smantellamento della sanità pubblica.

In questo momento di sovraffollamento delle strutture sanitarie rimpiangiamo quelle diverse centinaia di posti letto (251 per l’esattezza pari al 18% dei posti letto acuti) che la pianificazione ospedaliera, proposta unanimemente dal governo e votata dai maggiori partiti, ha soppresso nel 2015 (cinque anni fa, non cinquanta!).
Interi ospedali come Acquarossa e Faido sono stati di fatto cancellati come ospedali, mantenendo delle strutture minime destinate, attraverso un continuo lavoro ai fianchi, a gettare la spugna e ad essere chiuse come ospedali.
Tutto questo in nome delle esigenze di redditività, di una presunta concentrazione e ottimizzazione delle risorse, di fatto di una diminuzione dei fondi assegnanti alle strutture sanitarie pubbliche.
Assemblea 2018docx (1)-convertedPerché i tagli non si sono limitati a questo. A partire dal 2014 il Consiglio di Stato, con il sostegno della maggioranza del Gran Consiglio ha, dapprima dimezzato, e successivamente azzerato il contributo annuale di circa 6 milioni di franchi che veniva versato all’EOC per la copertura dei costi notturni dei Pronto Soccorsi (del deficit). Tale scellerata scelta politica era anch’essa figlia della volontà di ridurre i costi della sanità. Nella realtà ha contribuito a ridurre le capacità d’intervento dei nostri Pronto Soccorso che tutti hanno potuto constare negli ultimi anni.

Bellinzona, 21 marzo 2020