Una mossa sconcertante

Il temerario ritiro da parte del dr. Martinoli dell’iniziativa per cure mediche e ospedaliere di prossimità

da Voce di Blenio N°4 – Aprile 2023

È delle scorse settimane la notizia dell’azzardata fuga in avanti del dottor Sebastiano Martinoli, che, dall’alto della posizione di primo firmatario dell’iniziativa popolare legislativa “Per cure mediche e ospedaliere di prossimità”, ha creduto opportuno inviare una lettera al Consiglio di Stato nella quale dichiara di ritirare la stessa; certo “a precise condizioni” ha dichiarato il medico bleniese, condizioni però (le vedremo sotto) che forse andranno bene al dottor Martinoli e allo speciale gruppo di lavoro misto istituito nel 2021 dal Governo cantonale, ma di certo non agli iniziativisti. E, peggio ancora, tutto questo ancora prima che il Gran Consiglio terminasse l’esame e la discussione in merito.

È vero, la legge in vigore nel 2017, momento nel quale l’iniziativa venne lanciata, purtroppo prevedeva questa opportunità (legge modificata finalmente nel novembre 2018 e che ora invece richiede la maggioranza assoluta dei promotori), ciò non toglie che l’azione intrapresa da Martinoli sia sconsiderata e irrispettosa nei confronti dell’Associazione per gli ospedali di valle, che l’aveva lanciata a seguito della battaglia “Giù le mani dagli ospedali” condotta tempo prima (va detto) dal MPS, e degli oltre 14’000 ticinesi che con la loro firma hanno dato fiducia agli iniziativisti.

E per dovere di cronaca va pure sottolineato anche che non è Sebastiano Martinoli il padre di questa iniziativa, ma che in verità il comitato iniziativista lo aveva proposto quale primo firmatario per la sua reputazione di medico autorevole. Pertanto, anche se Martinoli poteva ritirare autonomamente l’iniziativa poiché la precedente legge sui diritti politici gliene dava facoltà, ciò non toglie che a livello politico quanto intrapreso dal medico bleniese è un atto sostanzialmente antidemocratico, oltre che umanamente riprorevole.

Era da un po’ di tempo in effetti che Martinoli spingeva nella direzione di un ritiro dell’iniziativa (ci si chiede a che pro), in netto contrasto con l’assemblea che si era già espressa per ben due volte, ribadendo chiaramente in entrambi i casi che l’iniziativa non andava assolutamente ritirata allo stato attuale delle cose, per nessun motivo. A sua difesa però il dottor Martinoli invoca, “per rispetto dei 30 promotori” (tre nel frattempo sono deceduti), di aver sondato il parere degli stessi (fra i quali il sottoscritto) attraverso un giro di mail e di telefonate e di aver raccolto pieno sostegno da almeno 18 di questi.

A parte il fatto che stiamo parlando di un’iniziativa popolare legislativa, non di un sondaggio fra amici per decidere l’annullamento di una ventilata gita di gruppo, e che questo tipo di discussione va fatto all’interno di un organo formale con tanto di votazione trasparente e verbale ufficiale, in realtà però il sottoscritto di questi famosi messaggi di sostegno alla pensata di Martinoli ne ha visto a malapena uno, mentre di quelli contrari ben più degli otto da lui dichiarati (per chi avanzasse dei dubbi in merito ho conservato tutte le mail).  

Certo, non va dimenticato che Sebastiano Martinoli è stato chiamato a operare nello speciale gruppo di lavoro misto citato nelle prime righe di questo scritto, voluto appunto dal Governo per superare l’impasse venutasi a creare a seguito della richiesta contenuta nell’iniziativa, ovvero assicurare in entrambi gli ospedali leventinese e bleniese dei servizi di pronto soccorso 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. E qui sta il nodo delle “precise condizioni” che non vanno assolutamente a genio agli iniziativisti. Infatti la soluzione di compromesso individuata, propone sì un servizio notturno, però (e questo è il punto fondamentale) non come pronto o primo soccorso classici, ma di semplice “accoglienza e valutazione”, facendo capo al medico presente nel nosocomio o al picchetto medico presente sul territorio. Soluzione assolutamente insoddisfacente secondo l’assemblea dell’Associazione per gli ospedali di valle. Per tacere poi del fatto che, dal momento che il Diavolo si nasconde nei dettagli, oltre a non soddisfare le richieste contenute nell’iniziativa del 2017, questa “soluzione” a breve finirebbe per presentare delle criticità importanti che rischierebbero di rimettere di nuovo alle strette gli ospedali di valle per poi arrivare, secondo la tecnica del salame, finalmente alla chiusura dello stesso “servizio di accoglienza e valutazione”, se non dei nosocomi stessi.

A questo punto ne deduco che, probabilmente a causa di forti pressioni politiche alle quali Martinoli potrebbe essere stato confrontato in questi mesi, il medico bleniese ha deciso di andare oltre i suoi compiti, inoltrando al Consiglio di Stato  l’improvvida missiva per il ritiro dell’iniziativa popolare legislativa “Per cure mediche e ospedaliere di prossimità”, mandando così a carte quarantotto il lavoro del comitato iniziativista e il volere delle 14’000 persone che quell’iniziativa l’avevano firmata.

Davide Buzzi
Membro del Comitato promotore dell’iniziativa “Per cure mediche e ospedaliere di prossimità”.

Con il ritiro dell’iniziativa popolare legislativa “Per cure mediche e ospedaliere di prossimità”, il dr. Martinoli condanna l’Ospedale Bleniese di Acquarossa a morte certa!

Le novità all’Ospedale di Acquarossa

Di Tiziana Mona, presidente all’Associazione per gli ospedali di valle

Con il nuovo anno, all’ospedale di Acquarossa ci saranno 30 letti nel nuovo Reparto Acuto di Minore Intensità (RAMI), un approccio innovativo che siamo perfino i primi a sperimentare in Ticino.
L’EOC ha applicato quanto votato in Gran Consiglio sulla Pianificazione Ospedaliera Cantonale, ma la creazione dei posti RAMI può essere vista anche come una compensazione a quanto sarà tolto: la geriatria.

Il modello RAMI prevede delle spese a carico del paziente: un contributo di Fr 30.- al giorno per al massimo 600 franchi all’anno e il pagamento dei trasporti. Una pillola un po’ amarognola ma che fa parte della nuova politica che cerca di arginare gli eccessivi costi della salute. Il Cantone tenta di ridurre il numero dei ricoveri “inappropriati”, cambiando disposizioni sia a riguardo dei reparti sia a riguardo delle categorie.

I letti RAMI ci hanno fatto perdere il reparto di geriatria, il quale verrà organizzato a Locarno. Peccato! Peccato per le certificate competenze acquisite in questo settore dal nostro ospedale, che a nostro parere si dovevano meglio valorizzare, e peccato soprattutto per i parenti dei pazienti anziani, che dovranno sobbarcarsi una trasferta impegnativa, lunga e mal servita dai trasporti pubblici. Ci resta comunque un anno di transizione, perché la logistica alla Carità di Locarno non è ancora in grado di aprire il nuovo reparto di geriatria complessa.

La creazione dei 30 letti RAMI permette di assicurare la continuità dell’ospedale vero e proprio con la presenza di un primario, un caposervizio, cinque medici assistenti che possono proseguire la loro formazione e la garanzia delle visite di medici specialisti. Inoltre, viene confermato il Pronto soccorso aperto 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Abbiamo poi appreso che il servizio di chirurgia dell’Ospedale San Giovanni ha istituito una nuova consultazione ambulatoriale una volta ogni due settimane presso l’Ospedale di Acquarossa, che nel passato (recente) non era presente. Avremo una nuova struttura, che verrà costruita su un terreno della Fondazione La Quercia. Tutto questo non è poco, se pensiamo che un po’ di tempo fa si poteva temere la chiusura tout-court dell’ospedale…

Per quanto concerne l’Ospedale di Acquarossa, alcuni degli obiettivi dell’Iniziativa per cure mediche e ospedaliere di prossimità sono in via di realizzazione e l’Associazione per gli ospedali di valle si può dichiarare abbastanza soddisfatta.
Ci sono invece grosse preoccupazioni per quello di Faido, che in seguito alla riduzione dei posti letti di medicina non riesce a soddisfare le necessità di ricovero dei pazienti della Leventina.

Prossimamente, uniti ai Municipi di tutta la Leventina, intendiamo presentare delle rivendicazioni affinché l’Ospedale di Faido resti un vero ospedale e non diventi unicamente un centro di riabilitazione. Chiediamo all’EOC la creazione di un certo numero di posti RAMI (eventualmente 10/15) anche a Faido e chiediamo di valutare soluzioni che permettano una certa permeabilità tra il reparto di medicina e quello di riabilitazione che, per quanto ci è dato di sapere, oggi lavorano a “compartimenti stagni”.
I compiti per la nostra associazione, come potete immaginare, continuano ad essere numerosi.

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La sala raggi dell’ospedale di Acquarossa

SMANTELLAMENTO DEGLI OSPEDALI DI VALLE E ANCHE DEI DIRITTI POPOLARI?

Interpellanza parlamentare di Franco Celio

Il Foglio Ufficiale ha confermato settimana scorsa la riuscita dell’iniziativa popolare “Per cure mediche e ospedaliere di prossimità”, che ha raccolto ben 14’136 firme valide, ossia pù del doppio di quelle necessarie.

Nel frattempo sembra tuttavia che all’ospedale di Faido, il caposervizio di riabilitazione e di medicina fisica, che dirige tuttora il Servizio di riabilitazione, essendo prossimo al pensionamento non verrebbe sostituito. La sua funzione sverrebbe pertanto soppressa e trasferita alla clinica di Novaggio. Il nuovo responsabile delle due sedi non assicurerebbe quindi più picchetti di medicina a Faido.

Sembra inoltre che anche il tasso di attività dei medici attualmente presenti all’ospedale di Faido sia destinato a ridursi, entro breve, al 50%.

Con la presente interpellanza, chiedo perciò al Consiglio di Stato:

  1. Può confermare, o smentire, le indiscrezioni sopra riportate?
  2. Corrisponde al vero che è prevista una riduzione del pensum lavorativo a livello dei quadri superiori attivi in medicina interna presso l’Ospedale Distrettuale?
  3. È giustificata l’impressione che il DSS, d’intesa con l’EOC (o viceversa) intendono smantellare, anche i diritti popolari, affinché l’iniziativa citata in        apertura giunga al voto ormai, almeno in parte, priva di oggetto?

 

Franco Celio

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OSPEDALI DI VALLE: davvero c’è già tutto ?

L’opinione di Sebastiano Martinoli*

L’iniziativa popolare per cure mediche e ospedaliere di prossimità è stata plebiscitata con 14000 firme dai ticinesi. Il consigliere di stato e capo del DSS ha commentato dicendo che essa chiedeva qualcosa che in sostanza già era contenuto nella pianificazione accettata il 15 dicembre dal Gran Consiglio. Davvero?  E come la mettiamo con il tentativo di togliere la geriatria ad Acquarossa ? E che risposta dare alla mozione di Franco Celio, De Rosa e altri che chiedevano con giusto senso di opportunità gestionale che a Faido si affiancassero ai  letti acuti anche dei letti acuti di minor intensità, che non sono stati concessi ?
Il  presidente dell’EOC nella presentazione dei  risultati  del 2016 manda dei fiori alla cooperazione pubblico-privato che presto   dovrebbe essere facilitata da una versione light  dei corrispondenti articoli della LEOC. Con astuzia esemplifica con l’altrimenti impossibilitata cooperazione con la Fondazione Casa Anziani di Acquarossa per costruire il nuovo ospedale. Davvero ? Da quando in qua  è necessaria una legge di cooperazione tra pubblico e privato per accettare l’offerta gratuita della messa a disposizione di un terreno  da parte della Fondazione per costruirvi  un ospedale ?  Soprattutto sapendo che già adesso Casa per Anziani e Ospedale di Acquarossa hanno in comune non pochi servizi  (cucina, lavanderia ecc).  A me sembra che Sanvido sventoli qualcosa che si colora di ricatto: state bravi bleniesi, altrimenti non vi costruisco l’ospedale nuovo. Non posso dimenticare il progetto di pianificazione presentato nell’aprile 2014  dal DSS in combutta con l’EOC. Esso non aveva nemmeno permesso agli ospedali periferici di Faido, Acquarossa e Castelrotto di presentare la loro candidatura per ricevere mandati nell’ambito della pianificazione ospedaliera, poi modificata dal Gran Consiglio. Si trattava di un progetto che voleva eliminare i sevizi di pronto soccorso e  la possibilità di ospedalizzazioni acute nei tre ospedali. Agli ospedali periferici fu messa la museruola!  Forse mi sbaglio ma mi sembra che l’iniziativa riuscita ha toccato un nervo scoperto al binomio DSS-EOC e temo che entrambi si agiteranno per annientarne le rivendicazioni moderne ,  sensate e consone con la volontà di potenziare la medicina di base e di prossimità  espressa dal popolo svizzero nel 2014.

*Chirurgo

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Corriere del Ticino, 01.06.2017 – Pg. 37

RIUSCITA L’INIZIATIVA POPOLARE CANTONALE “PER CURE MEDICHE E OSPEDALIERE DI PROSSIMITÀ”.

Consegnate alla  Cancelleria del Cantone  le firme a sostegno dell’Iniziativa popolare cantonale “Per cure mediche e ospedaliere di prossimità”

Venerdì 26 maggio i rappresentanti dell’Associazione per gli ospedali di valle hanno consegnato alla  Cancelleria del Cantone  le firme a sostegno dell’Iniziativa popolare cantonale “Per cure mediche e ospedaliere di prossimità”. L’iniziativa con il suo approccio propositivo per una definizione della politica sanitaria cantonale che tenga conto dei bisogni di tutta la popolazione indipendentemente dal luogo di residenza e che si stacchi dall’imperativo della centralizzazione ad oltranza ha ottenuto un grande consenso popolare. Sono infatti più di 14’000 le firme raccolte in tutto il Cantone, un risultato fra i tre più alti degli ultimi dieci anni. L’iniziativa chiede

– cure di base eque su tutto il territorio cantonale

– la promozione della medicina di famiglia

– e la formazione di medici di famiglia, segnatamente negli ospedali di zona (o situati nelle regioni considerate discoste), la creazione in questi ospedali di centri di competenza nell’ambito delle cure stazionarie e ambulatoriali, della geriatria, delle cure palliative e della riabilitazione.

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PER CURE MEDICHE E OSPEDALIERE DI PROSSIMITÀ

Il Circolo medico Tre Valli, invita a sottoscrivere l’iniziativa per cure mediche ed ospedaliere di prossimità

di Moreno Guidicelli*

Il 1.4.2017 è stata lanciata la raccolta delle firme per l’iniziativa per cure mediche ed ospedaliere di prossimità. Si tratta di un’iniziativa legislativa generica che in sostanza vuole vincolare nella legge la presenza negli ospedali di zona di un Pronto Soccorso (di tipo B, cioè che non richiede la presenza di un servizio di chirurgia nè di cure intense), aperto 24h/24 e 7/7 giorni, nonchè di cure stazionarie acute (per la medicina interna e per la geriatria) con conseguente adeguata presenza di personale medico-sanitario. L’iniziativa si riallaccia all’articolo 117a della Costituzione federale per la promozione della medicina di base e di famiglia, plebiscitato il 18.5.2014 sia a livello ticinese che svizzero, articolo che finora non ha avuto nessun riscontro pratico in Ticino.

A scanso di equivoci, è importante sottolineare che l’iniziativa non vuole riportare la chirurgia negli Ospedali di Faido o di Acquarossa, nè tantomeno è contraria ad un Ospedale Cantonale universitario dove mettere sotto un unico tetto la medicina e la chirurgia di punta, che rappresentano tuttavia ca.il 10% della casistica. E’ infatti provato che in caso di patologie rare la concentrazione apporta un beneficio sia a livello di prognosi (maggiore expertise dei medici) sia a livello economico. D’altro lato, va pure sottolineato che un ospedale altamente specialistico non dovrebbe occuparsi di patologie “di routine” perchè ciò rappresenterebbe un uso poco appropriato di tempo e di risorse (Prof. Hoppeler, Bollettino dei medici svizzeri 2014; 95:39).

È importante ribadire che gli ospedali di zona offrono un servizio indispensabile e complementare ai medici attivi sul territorio delle Tre Valli, dove si calcola una densità di 1 medico per 720 abitanti, mentre a livello ticinese si ha un rapporto di 1:250. Inoltre, mediante l’iniziativa si vogliono garantire posti di formazione per medici di base, in un periodo dove c’è carenza di professionisti e dove manca il fisiologico ricambio generazionale della classe medica. Tale compito formativo rappresenta pure un’opportunità di “agganciare” i medici in formazione sul nostro territorio.

Negli ospedali di zona si pratica una medicina di ottimo livello pur avendo a disposizione meno mezzi diagnostici rispetto ad un ospedale regionale. Nella medicina si parla sempre più di “choosing wisely” cioè di scegliere in modo ponderato le opzioni diagnostiche che comportino delle conseguenze terapeutiche con un beneficio reale al paziente. Gli ospedali di Acquarossa e di Faido, a giusta ragione,  possono ritenersi dei pionieri in questo ambito che permette di ridurre la spesa sanitaria, fatto che si riflette in un risparmio di ca. 1/3 sui costi di degenza, pur mantenendo una medicina di qualità.

Inoltre va tenuta presente l’importante funzione di “triage” dei pazienti che necessitano effettivamente di un trasferimento all’Ospedale regionale di riferimento, permettendo di non sovraccaricare ulteriormente i servizi del nosocomio maggiore.

Questi sono alcuni degli argomenti per i quali vi invitiamo, pure come Circolo medico Tre Valli, a sottoscrivere l’iniziativa per cure mediche ed ospedaliere di prossimità, il cui testo è scaricabile alla pagina ospedalidivalle/form.

* Presidente del Circolo medico Tre Valli.

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  • Apparso sul Corriere del Ticino di mercoledì 10 maggio 2013.

Non basta un ombrello

di Giuliana Colombini

Per ripararci da pericoli in vista, a volte basta un ombrello come scudo, ma qui, invece, occorre una firma sull’Iniziativa per cure mediche e ospedaliere di prossimità.

Gli ospedali di zona (Acquarossa, Faido e Castelorotto) verranno declassati al punto tale che tutti eviteranno di andarci, oppure non avranno più i letti a disposizione per il nostro caso, oppure non avranno aperto il pronto soccorso al momento dell’urgenza.

E allora? Allora dovremo recarci in città per una bagatella o per essere ricoverati in un ospedale “vero”, con le tariffe della camera maggiorate di un terzo. Inoltre, i nostri parenti dovranno subire pure i costi e i rischi delle trasferte, quando tutto sarebbe stato quasi a chilometro zero.

I medici assistenti eviteranno di fare pratica in questi ospedali di bassa categoria, poco interessanti per la loro formazione.

Dunque? Dunque vedremo sempre meno il debutto di medici di famiglia e, soprattutto, saranno mosche bianche coloro che mostreranno un attaccamento alle zone discoste come le valli.

E allora? Allora dovremo far capo agli specialisti, che visitano unicamente la parte riguardante la loro specialità e che costano il triplo di un medico generico.

Solo un medico di famiglia considera il quadro completo della nostra salute.

Ripariamoci dai costi elevati e dalle visite superflue, che potrebbero magari procurare confusioni e controindicazioni tra una cura prescritta e l’altra.

Il medico di famiglia ha una visione globale del nostro stato di salute e prende il tempo per ascoltare i nostri dolori, le nostre ansie, i nostri acciacchi. Lo specialista, seppur con bella maniera, ci fa capire quando usciamo dal suo campo e, per risolvere quel problema svicolato, occorrerà ricorrere ad un altro specialista, quando magari bastava un medico di base dall’inizio.

Non sto dicendo che occorre sabotare gli specialisti, ma che questi dovrebbero entrare in gioco in un secondo tempo, dopo un consulto del medico di fiducia.

In Ticino abbiamo un medico di famiglia per ogni 250 abitanti, con l’età media di 54 anni, vale a dire che molti di loro fra una decina di anni saranno sostituiti da medici “ambulanti” che avranno sempre meno tempo da dedicare ai pazienti, i quali, di riflesso, si sentiranno curati da un qualsiasi medico, lontano dal sentirsi seguiti da un medico di base.

Nelle Tre Valli abbiamo, invece, nientemeno che un medico di famiglia ogni 720 abitanti! Forse perché da noi l’aria è meno inquinata, viviamo nella natura e perché ci nutriamo di roba più genuina… Eh no, saremo forse più sani, ma di certo saremo i primi a dover subire l’inadeguatezza delle cure di base, che dovrebbero essere garantite, già da qualche anno, su tutto il territorio.Ospedale 6.jpgRipariamoci fin che siamo in tempo: firmiamo l’iniziativa che chiede al Gran Consiglio la messa in atto dell’articolo 117a della Costituzione federale, che abbiamo votato nel 2014 e che solo il Ticino ha ignorato. Quell’articolo assicura su tutto il territorio cure di base uguali per tutti, tramite gli ospedali di zona, promuovendo la medicina di famiglia e la formazione di medici di famiglia. L’iniziativa chiede, inoltre, che gli ospedali di zona devono avere dimensioni e strutture adatte a garantire la qualità delle cure e devono diventare centri di competenza e di formazione del personale di cura.

Ripariamoci, firmando al più presto l’Iniziativa per cure mediche e ospedaliere di prossimità, anche scaricabile dal sito www.ospedalidivalle.wordpress.com.

 

Articolo apparso su TIO il 19.04.2017
http://www.tio.ch/News/Ospite/1141323/Non-basta-un-ombrello

Il senso di un ospedale di valle oggi

Sandro Bonetti, medico di famiglia di Dongio e co-firmatario dell’iniziativa “Per cure mediche e ospedaliere di prossimità”

All’inizio del mese di aprile è cominciata la raccolta delle firme a favore dell’iniziativa “Per cure mediche e ospedaliere di prossimità”, che ha come obiettivo non solo il mantenimento ma il potenziamento dell’offerta sanitaria di base in tutto il Cantone, in particolare nelle regioni discoste. La pianificazione ospedaliera e in generale la gestione della sanità ticinese sembrano orientate sempre più verso la centralizzazione delle prestazioni, con una progressiva riduzione dell’offerta nelle valli e nelle regioni considerate fuori mano. Spesso per motivare questa tendenza la politica afferma che si vuole migliorare la qualità delle cure, mentre quello che si rischia di ottenere è l’esatto contrario. Ho lavorato in diversi ospedali del Canton Ticino prima di rilevare lo studio di un medico di famiglia nella Val di Blenio e ho potuto osservare il modo di praticare la medicina sia negli ospedali grandi sia in quelli piccoli. Posso affermare che, se da un lato la formazione negli ospedali maggiori è utile per imparare la gestione di patologie molto complesse e a presentazione meno frequente, è proprio negli ospedali più piccoli che viene praticata la medicina che uso nel quotidiano nel mio studio. Negli ospedali di zona (Acquarossa e Faido), grazie alla presenza di medici di qualità eccellente, viene praticata una medicina moderna e concreta, poco dispendiosa ma comunque efficace perché sopperisce alla mancanza di esami complessi (come ad esempio la TAC o la risonanza magnetica) e di medici specialisti con lo sviluppo di competenze che permettono di gestire la maggior parte delle patologie. Ci sono certamente pazienti che necessitano esami più approfonditi e in questi casi non si indugia e si organizza un trasferimento in un centro specializzato. In questo senso anche la capacità di saper scegliere quali pazienti necessitano realmente un esame che vada oltre ai mezzi tecnici a disposizione è una competenza che va acquisita e praticata.

In un sistema sanitario in cui i costi salgono in continuazione è cruciale il ruolo del medico di base che contribuisce al loro controllo grazie ad una medicina ponderata, basata sulla profonda conoscenza del paziente e sul dialogo che si instaura con lui. Per quanto riguarda il mio personale percorso formativo, questo tipo di approccio mi è stato insegnato principalmente all’ospedale di Acquarossa. Per questo è di grande importanza che vi venga mantenuto anche un pronto soccorso aperto giorno e notte perché è proprio questo reparto a rappresentare il luogo di formazione ideale per sviluppare le competenze descritte in precedenza. Vedo quindi nella formazione dei giovani medici una delle funzioni d’eccellenza per i nosocomi di valle, considerando inoltre che il passaggio in un ospedale periferico durante il periodo di formazione è uno dei modi più efficaci per instaurare un legame con un territorio dove per falsi preconcetti o scarsa conoscenza pochi andrebbero a stabilirsi.

Questa iniziativa non è quindi un tentativo di difendere in modo campanilistico quanto c’è nelle regioni lontane dai centri urbani, ma piuttosto di rendere coscienti che mantenere in modo capillare sul territorio una medicina di base moderna e concreta con l’utilizzo delle risorse a disposizione sul posto rappresenta una garanzia di qualità e di contenimento dei costi. Mi sento quindi di appoggiarla pienamente e invito tutti a farlo, sottoscrivendo l’iniziativa “Per cure mediche e ospedaliere di prossimità” sul formulario scaricabile dal sito https://ospedalidivalle.wordpress.com .

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Articolo pubblicato da TIO il 19.04.2016
http://www.tio.ch/News/Ospite/1141356/Il-senso-di-un-ospedale-di-valle-oggi/